Domande Frequenti


DOMANDE E RISPOSTE


1. Mio figlio è stato già sottoposto alle vaccinazioni obbligatorie previste sin ora per legge. Quali altre vaccinazioni obbligatorie deve effettuare perché sia in regola con il decreto legge?

  • Le vaccinazioni obbligatorie che ciascun bambino deve effettuare sulla base del nuovo decreto legge dipendono dall’anno di nascita. Consulta la tabella deLle vaccinazioni obbligatorie per ciascun anno di nascita.

2. Le vaccinazioni obbligatorie sono a pagamento?

  • No, le vaccinazioni obbligatorie sono tutte gratuite, in relazione all’anno di nascita per il quale è previsto l’obbligo (si veda la tabella sopra).

3. Posso chiedere il rimborso per il vaccino anti-meningococco B?

  • No, non si può chiedere il rimborso per le vaccinazioni anti-meningococco B effettuate ai bambini nati prima del 1° gennaio 2017. La vaccinazione anti-meningococco B – come indicato nella tabella sopra – è obbligatoria e, quindi, gratuita unicamente per i nati dal 2017.
  • Per i bambini nati prima del 2017, il vaccino non è obbligatorio e, pertanto, può essere somministrato a pagamento.

4. Oltre alle vaccinazioni obbligatorie, quali altre vaccinazioni sono raccomandate per mio figlio?

  • Oltre alle vaccinazioni obbligatorie, il Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017-2019 prevede altre vaccinazioni per neonati, bambini e adolescenti, che sono sempre gratuite e fortemente raccomandate perché proteggono da malattie gravi:

            - anti-rotavirus per i nati a partire dal 2017;

            - anti-pneumococcica per i nuovi nati (gratuita già dal 2012);

            - anti-meningococco ACWY per gli adolescenti tra il 12esimo e il 18esimo anno di età;

            - anti-papillomavirus per le femmine undicenni (gratuita già dal 2008) e per i maschi                           undicenni, a partire dal 2017.

5. Possono essere somministrati più vaccini contemporaneamente?

  • Sì, i vaccini vengono già somministrati in formulazione multipla (ad esempio, la vaccinazione esavalente contiene sei vaccini). Inoltre, effettuando più vaccini nella stessa seduta, si riduce il numero di iniezioni e, quindi, il disagio causato ai bambini.


6. Una volta vaccinato, mio figlio può contrarre la malattia?

  • Normalmente, una volta vaccinato, il bambino non contrae la malattia. Tuttavia, esiste una quota minima di pazienti vaccinati che non risponde alla vaccinazione. Si calcola che la percentuale dei “no-responder” (individui il cui sistema immunitario non risponde in maniera efficace alla vaccinazione) sia di circa il 5%. Anche per questo motivo è fondamentale tenere oltre il 95% la percentuale di individui vaccinati.


7. Se mio figlio non può vaccinarsi perché è malato, cosa devo fare?

  • Se il bambino si trova in condizioni di salute che non consentono, in maniera permanente, l’effettuazione di una o più vaccinazioni, può chiedere al medico di medicina generale o al pediatra di libera scelta un’attestazione che giustifichi la mancata somministrazione del vaccino. Il medico prenderà la decisione sulla base delle sue valutazioni e delle specifiche indicazioni fornite dal Ministero della Salute e dall’Istituto Superiore di Sanità.
  • Se, invece, il bambino è temporaneamente malato può chiedere un differimento della data di vaccinazione, fino alla risoluzione della malattia, sempre presentando l’attestazione del medico di medicina generale o del pediatra di libera scelta.

8. Se mio figlio ha eseguito tutte le vaccinazioni previste dal decreto-legge come faccio a dimostrarlo alla scuola?

  • Può presentare copia del libretto vaccinale timbrato dalla ASL o l’attestazione delle vaccinazioni effettuate, rilasciata sempre dalla ASL.
  • In alternativa, può autocertificare le vaccinazioni a cui il bambino è stato sottoposto, presentando la documentazione in un momento successivo (entro il 10 marzo 2018).

9. Se non ritrovo il libretto vaccinale, cosa devo fare per comprovare alla scuola le avvenute vaccinazioni?

  • Può presentare alla scuola una dichiarazione sostitutiva delle vaccinazioni effettuate. In tal modo, avrà tempo sino al 10 marzo 2018 per produrre copia del libretto vaccinale timbrato dalla ASL o l’attestazione delle vaccinazioni effettuate, rilasciata sempre dalla ASL.

10. Se ho fatto alcune vaccinazioni dal medico di medicina generale, dal pediatra di libera scelta o privatamente, cosa devo fare per comprovare l’avvenuta vaccinazione che non risulta dal libretto vaccinale?

  • Per comprovare le vaccinazioni effettuate al di fuori del servizio vaccinale che non risultano dal libretto vaccinale, deve recarsi alla ASL per ottenere la registrazione sul libretto o un’attestazione delle vaccinazioni effettuate.

11. Se mio figlio è stato vaccinato presso i Servizi vaccinali della ASL, ma la   vaccinazione non è stata registrata sul libretto e non sono in possesso di         nessuna attestazione in merito, cosa devo fare?

  • Deve rivolgersi alla ASL per farsi rilasciare un’attestazione delle vaccinazioni effettuate.

12. Se mio figlio ha avuto una delle malattie per cui è prevista la vaccinazione,       sono esonerato dall’obbligo di vaccinarlo?

  • Si, se il bambino ha già contratto una delle malattie per cui è prevista la vaccinazione. In tal caso, per dimostrarlo, può presentare copia della notifica di malattia infettiva effettuata alla ASL dal medico che ha diagnosticato il caso. Tale notifica è disponibile presso i Servizi di Igiene Pubblica della ASL presso la quale è stata effettuata.
  • Nel caso in cui non sia stata effettuata notifica, è sufficiente che il medico di medicina generale o il pediatra di libera scelta attesti che il bambino ha già avuto la malattia, anche disponendo un esame di laboratorio di conferma.
  • È bene inoltre sapere che anche i bambini che hanno avuto una determinata malattia possono essere vaccinati per la stessa, senza alcun pericolo. Si specifica, invece, che nel caso del tetano e delle malattie causate da meningococco B e C, anche una volta contratta la malattia, la vaccinazione è necessaria e obbligatoria perché l’immunità acquisita con la malattia non è permanente.

13. Se non riesco ad effettuare una vaccinazione a mio figlio (da 0 a 6 anni) entro il 10 settembre 2017, può frequentare l’asilo nido o la scuola dell’infanzia?

  • Si, il bambino può frequentare regolarmente l’asilo nido o la scuola dell’infanzia, purché il genitore dimostri di aver richiesto la prenotazione della vaccinazione alla ASL, che provvederà ad eseguire la vaccinazione (o a iniziarne il ciclo, nel caso in cui questo preveda più dosi) entro la fine dell’anno scolastico.

14. Come sono fatti i vaccini?

  • I vaccini sono costituiti da virus o batteri inattivati (uccisi) o attenuati (resi innocui) oppure da loro piccole parti o da sostanze da loro prodotte adeguatamente trattate per perdere la tossicità (es. il tossoide tetanico che deriva dal trattamento della tossina tetanica). Sono costruiti in modo da essere in grado di attivare le proprietà del sistema immunitario dell’uomo, senza causare la malattia. Funzionano stimolando i meccanismi naturali di difesa che il nostro organismo mette in campo contro le infezioni. Questo sistema è in grado di riconoscere batteri, virus e altre sostanze estranee come “nemici”, di mobilitare cellule specifiche (chiamate linfociti) e produrre anticorpi in modo molto mirato. Per fare questo il sistema immunitario impiega alcuni giorni, ma, contemporaneamente, attiva un meccanismo chiamato “memoria immunitaria” che gli permette di ricordare e riconoscere le sostanze già incontrate per molto tempo e a volte anche per tutta la vita. I vaccini contengono, generalmente, anche dell'acqua sterile o una soluzione fisiologica a base salina. Nei vaccini, oltre al principio attivo, sono inclusi tre tipi di sostanze: adiuvanti, stabilizzanti e conservanti. Gli adiuvanti (come ad esempio l'alluminio) potenziano la capacità del vaccino di fornire una risposta immune; gli stabilizzanti (ad esempio gelatina) fanno si che il vaccino mantenga la sua composizione chimica anche se condizioni ambientali come la temperatura cambiano improvvisamente; i conservanti (ad esempio gli antibiotici) impediscono la crescita di germi nel preparato. Tutti gli additivi sono presenti in quantità stabilite dalla farmacopea europea.

15. Quanto dura la protezione di un vaccino?

  • La durata della protezione dipende dalla capacità dello specifico vaccino di stimolare la risposta anticorpale e la memoria immunologica; per questo motivo possono essere necessarie più dosi o più richiami. I vaccini si comportano in modo simile alle malattie infettive che prevengono. È conoscenza comune che alcune malattie, già avute e superate da piccoli, come ad esempio la pertosse, possono ripresentarsi in età adulta; analogamente il vaccino contro la pertosse richiede alcuni richiami per mantenere l’efficienza e la memoria del sistema immunitario. Viceversa altre malattie, come ad esempio il morbillo o la rosolia, una volta avute non si riprendono più, cioè danno un’immunità per tutta la vita; analogamente i vaccini contro il morbillo e la rosolia sono in grado di dare una protezione permanente. La necessità di offrire più di una dose di vaccino è sostenuta dal fatto che una piccola percentuale di persone (intorno al 5%) non riesce a produrre la protezione desiderata dopo la prima vaccinazione, capacità che aumenta dopo una seconda somministrazione.


16. Cosa significa “vaccino con virus vivo attenuato”?

  • L’attenuazione di un visus è un procedimento che viene attuato attraverso passaggi ripetuti su colture cellulari, al termine del quale sono eseguiti controlli di qualità da parte, in Italia, dell’Istituto Superiore di Sanità, al fine di accertare l’incapacità dei virus attenuati a sviluppare la malattia. Per i vaccini antimorbillo, parotite, rosolia e varicella viene eseguito il controllo su ogni singolo lotto.

17. L’alluminio presente nei vaccini è pericoloso?

  • I Sali di alluminio non sono eliminabili dai vaccini che attualmente li contengono, perché giocano un ruolo fondamentale nella risposta immunitaria (sono adiuvanti). Il contenuto di alluminio nei vaccini è dell’ordine di alcuni milligrammi, mentre ogni giorno ingeriamo con il cibo dai 5 ai 20 mg di alluminio, contenuto soprattutto nei vegetali e nel latte (sia materno sia artificiale). L’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che nella popolazione generale non esiste alcun rischio sanitario in relazione all’assunzione di alluminio con i farmaci e con l’alimentazione; la tossicità da alluminio è riscontrabile solo nei lavoratori professionalmente esposti.

18. Con il miglioramento delle condizioni igieniche e sanitarie ha ancora senso vaccinarsi?

  • Grazie alle migliorate condizioni sanitarie e alle vaccinazioni, oggi non vediamo più le vaste epidemie che si osservavano in passato, ma se le persone non si vaccinassero, in breve tempo comparirebbero di nuovo malattie diventate poco frequenti: si pensi alle migliaia di casi di difterite nei Paese dell’ex Unione Sovietica o alle epidemie di morbillo che sono all’ordine del giorno anche nel nostro Paese. Anche se un’ igiene migliore, il lavaggio delle mani e l’acqua pulita contribuiscono a proteggere dalla malattie infettive, queste malattie possono diffondersi indipendentemente dal livello di igiene. Questo è già successo in altri paesi anche europei, dove la presenza di una popolazione non adeguatamente vaccinata ha creato quelle condizioni per cui, ad esempio, il virus che causa la poliomielite ha potuto diffondersi nuovamente. Altre malattie sono caratterizzate da una minore infettività, ma la presenza dei germi che le causano mettono a rischio le persone di ammalarsi, con conseguenze molto gravi e talvolta invalidanti (es. meningite da haemophilus influenzae, meningococco, pneumococco, etc). Nessun vaccino ha un’efficacia del 100%, tuttavia se la percentuale di persone vaccinate supera una certa soglia, i germi hanno maggiori difficoltà a diffondersi da una persona all’altra ed anche quella piccola parte di soggetti che non sono ancora stati vaccinati sono indirettamente protetti; questo fenomeno si chiama “protezione di comunità o herd immunity o immunità di gregge”. Della stessa protezione si giovano anche quelle persone che non possono essere vaccinate perché affette da alcune patologie. In questa prospettiva la vaccinazione rappresenta oltre che una protezione del singolo, anche un atto di solidarietà e di senso civico che contribuisce a migliorare il livello di salute dell’intera comunità.

19. Iniziare a vaccinare a due mesi non è troppo presto? Il bambino non è troppo piccolo?

  • Il neonato ha sviluppato la capacità di rispondere alle malattie e a svariati antigeni prima ancora della nascita. Se così non fosse il contatto con il mondo esterno dopo la nascita sarebbe estremamente pericoloso e tutti si ammalerebbero subito con estrema facilità, cosa che per fortuna proprio non avviene! È vero che alla nascita e per alcuni mesi il sistema immunitario non è ancora perfettamente maturo, ma i vaccini sono costruiti in modo da attivare la parte già in grado di rispondere adeguatamente. La decisone di iniziare la vaccinazione al 61° giorno di vita deriva dal fatto che i bambini, i questa fascia di età, sono spesso colpiti in modo più grave per cui occorre una protezione precoce, basata sulla valutazione di alcuni fattori, quali la probabile esposizione al rischio di infezione, la protezione garantita dagli anticorpi di origine materna, il livello di maturazione del sistema immunitario. Ritardare l’inizio del ciclo vaccinale significa prolungare il periodo in cui il bambino non è protetto contro alcune malattie che possono essere gravi e che sono frequenti nei primi mesi di vita, come la pertosse e le meningiti. Inoltre, vaccini come quello contro il tetano, necessitano di più dosi perché sia ottenuta una buona protezione; serve, infatti, del tempo affinché il vaccino sia in grado di stimolare il sistema immunitario per proteggere il bambino nel momento in cui comincerà ad esplorare l’ambiente e ne avrà perciò bisogno.

 

20. Sono troppi questi vaccini tutti insieme? …e rispetto al passato?

 

  • Tutti noi, neonati e bambini compresi, ogni giorno siamo sottoposti al bombardamento da parte dei germi presenti nell’ambiente, nell’aria e nel cibo. Il sistema immunitario è un sistema estremamente potente, in grado di riconoscere e combattere efficacemente milioni di sostanze diverse (antigeni). I vaccini previsti dal calendario vaccinale, anche se sembrano tanti, in realtà occupano solo una piccolissima parte della capacità del nostro sistema di difesa e rafforzano il suo sviluppo. Se pensiamo che i vaccini proposti ai nostri bambini siano troppi rispetto al passato dobbiamo considerare il numero di antigeni e non il numero di vaccini somministrati. Cerchiamo di spiegarci meglio. Se facciamo un confronto, aiutandoci con le tabelle precedenti, vediamo che tra gli anni 60 e gli anni 80 venivano somministrati solo pochi vaccini (vaiolo, difterite, tetano, poliomielite, pertosse), ma che contenevano un numero di antigeni che superavano qualche migliaia; oggi, grazie alla disponibilità di prodotti purificati, si somministrano contemporaneamente più vaccini ma che contengono un numero minimo di antigeni.


21. Più vaccini somministrati insieme significa più rischi?

  • Se davvero i vaccini indebolissero o compromettessero il sistema immunitario, ci si aspetterebbe una minore risposta immunitaria (sotto forma di una minor quantità di anticorpi prodotti) in seguito alla somministrazione di più vaccini contemporaneamente, rispetto alla somministrazione di un vaccino per volta. Invece non è così: gli studi clinici dimostrano che la somministrazione contemporanea del vaccino esavalente (contenente gli antigeni di difterite, tetano, pertosse, polio, Haemophilus b, epatite B) e del vaccino 13-valente contro lo pneumococco, oltre a non determinare un aumento degli effetti collaterali severi, non produce una risposta inferiore rispetto alla somministrazione separata dei due vaccini Lo stesso accade con gli altri vaccini (morbillo-parotite-rosolia, meningococco C etc.) del calendario di vaccinazione dell’infanzia. E’ vero, invece, che la somministrazione contemporanea di più vaccini può provocare un aumento sia delle reazioni locali (ossia gonfiore, arrossamento e dolore nella sede di somministrazione del vaccino) sia generali (soprattutto la febbre); tuttavia tale inconveniente è ampiamente compensato dalla riduzione degli accessi al servizio vaccinale, con conseguente minore stress per il bambino.


22. L’allattamento al seno in modo esclusivo nei primi 6 mesi di vita protegge il bambino dalle malattie infettive per le quali è consigliato il vaccino?

  • Durante la gravidanza la madre trasmette al bambino attraverso la placenta anticorpi che potranno proteggerlo solo per qualche mese e che, progressivamente, diminuiscono. Se la mamma non ha anticorpi (non avendo contratto l’infezione e/o non essendo stata vaccinata per quella malattia) non potrà trasmetterli, né prima né dopo la nascita attraverso il latte. È vero che il latte materno contiene anticorpi, cellule immunitarie e altre sostanze che diminuiscono il rischio di infezioni, soprattutto quelle dell’apparato gastrointestinale e respiratorio, ma il latte materno non elimina questo rischio. Inoltre, la parziale protezione immunitaria non è specifica nei confronti delle infezioni contro le quali si vaccinano i lattanti: difterite, pertosse, tetano, morbillo, parotite, rosolia, infezioni da haemophilus, pneumococco e meningococco, etc. Uno studio italiano sulla pertosse ha mostrato che l’allattamento al seno non ha alcun effetto protettivo su questa malattia, mentre ha evidenziato un effetto importante su polmoniti e bronchioliti. Ritardare le vaccinazioni pensando che il lattante sia già protetto è pericoloso e significa esporre il proprio bambino ad inutili rischi.


23. I vaccini possono indebolire i neonati e i bambini?

  • I vaccini non indeboliscono il sistema immunitario, anzi rafforzano le sue capacità di sviluppo. L’obiettivo del vaccino è di stimolare la memoria immunitaria e rendere l’organismo capace di reagire prontamente quando verrà a contatto con il virus o il batterio che può provocare la malattia. Il vaccino agisce come un “allenamento” che rende l’atleta più forte e più capace di vincere la gara. È piuttosto vero il contrario, ossia malattie come il morbillo o la varicella indeboliscono il sistema immunitario e lo espongono ad altre infezioni che vengono definite come “le complicanze della malattia”. Qualche studioso ha ipotizzato che i vaccini possano provocare squilibri tra le diverse componenti del sistema immunitario ed essere causa di possibili altre patologie; queste ipotesi teoriche sono state studiate e nessuno studio scientifico le ha dimostrate.


24. Dopo una vaccinazione il bambino è contagioso?

  • La trasmissione del virus attenuato dal bambino ali contatti familiari era un’evenienza possibile par la vaccinazione antipolio orale che attualmente non viene più effettuata in Italia. Per gli altri vaccini composti da virus vivi attenuati non sono state descritte trasmissioni sia a soggetti il cui sistema immunitario funziona correttamente sia ai soggetti immunodepressi.


25. Per quale motivo il bambino vaccinato che si infetta sviluppa una malattia più lieve?

  • Nel caso in cui un bambino vaccinato contragga l'infezione, può svilupparsi una forma più lieve di malattia in quanto l'azione del germe viene limitata dalla risposta del sistema immunitario precedentemente sensibilizzato dalla vaccinazione. Questo viene dimostrato da studi di efficacia che, insieme a quelli di sicurezza ed immunogenicità, caratterizzano le fasi di sperimentazione di ogni preparato vaccinale. Gli studi di efficacia hanno proprio l'obiettivo di valutare il rischio di malattia fra i soggetti vaccinati, in confronto a quello presente nei non vaccinati.


26. I vaccini sono sicuri?

  • I vaccini sono tra i farmaci più sicuri che abbiamo a disposizione. Questa potrebbe sembrare una frase fatta, che i medici pronunciano per rassicurare i genitori. In realtà essa esprime una conclusione che si basa sui seguenti dati:
  • a) i vaccini sono prodotti con tecnologie che ne permettono un’ottimale purificazione;
  • b) prima di essere messi in commercio, vengono sottoposti a numerosi studi e ricerche per evidenziarne l’efficacia e la massima sicurezza (nessuno dimentica che si tratta di farmaci molto particolari, che vengono somministrati a milioni di bambini sani);
  • c) gli esami per i vaccini non finiscono mai: anche dopo la loro commercializzazione viene studiata la loro sicurezza e il loro impatto sulla popolazione.
  • In particolare per quanto riguarda la sicurezza, ogni volta che emerge l’ipotesi relativa ad un effetto collaterale importante, inizia una serie di studi epidemiologici che hanno lo scopo di verificare la fondatezza dell’ipotesi.


27. Quali sono i reali rischi da vaccinazione?

  • Naturalmente i vaccini, come tutti i farmaci, possono essere accompagnati da effetti collaterali. Nessun vaccino è sicuro al 100%. A parte le reazioni banali come la febbre o l’irritabilità, sono descritte reazioni estremamente rare, come le reazioni allergiche gravi (shock anafilattico): quest’ultimo compare in genere immediatamente o entro pochi minuti dalla vaccinazione. E’ sufficiente, dopo la vaccinazione, rimanere per almeno 15 minuti nella sala d’attesa: il personale dei centri vaccinali è addestrato per far fronte ad emergenze di questo tipo e ha a disposizione le necessarie attrezzature. Possono verificarsi altre rarissime complicazioni: per esempio la diminuzione delle piastrine (piastrinopenia) in seguito alla vaccinazione morbillo, parotite e rosolia è possibile in 1 caso ogni 30.000 vaccinati, ma la sua frequenza è 10 volte maggiore dopo la malattia naturale. Altre rare complicazioni sono le convulsioni febbrili o l’episodio ipotonico-iporesponsivo (evento caratterizzato da diminuzione dello stato di vigilanza o perdita di coscienza accompagnata da pallore e riduzione del tono muscolare, ad insorgenza improvvisa entro le 48 ore dalla vaccinazione, della durata generalmente da 1 a 30 minuti), osservati in particolare dopo la somministrazione dei vaccini contro la pertosse. I bambini che hanno avuto un episodio ipotonico-iporesponsivo dopo vaccinazione, seguiti nel tempo, non hanno manifestato conseguenze negative sul lungo termine. È tuttavia necessario confrontare questi rischi con i rischi derivanti dalle malattie: per esempio sia il morbillo sia la pertosse sono causa di convulsioni con una frequenza enormemente superiore a quella dei vaccini. In più, la pertosse e il morbillo possono causare danni neurologici gravi e permanenti. Le rarissime reazioni gravi che si verificano hanno generalmente una risonanza enorme, che induce a dimenticare i dati su malattie, complicazioni e morti che vengono prevenute con le vaccinazioni. Purtroppo a volte la nostra mente ci porta a temere maggiormente un rischio teorico o ipotetico piuttosto che un rischio reale e tangibile.


28. Se i vaccini sono sicuri, come mai lo Stato Italiano negli anni ha indennizzato decine di casi per “danni da vaccino”?

  • La normativa vigente stabilisce l’indennizzabilità di lesioni permanenti ed infermità legate alla somministrazione di prodotti biologici (tra i quali i vaccini) ed è stata introdotta quando erano stati da poco dismessi alcuni prodotti vaccinali oggi non più in commercio in Italia (antivaiolo, antipolio orale) alla cui somministrazione potevano essere correlati eventi avversi gravi e potenzialmente invalidanti. Come qualsiasi altro farmaco, i vaccini possono avere effetti collaterali. Rispetto ai farmaci di uso corrente i vaccini sono assai più sicuri. Tuttavia, eccezionalmente, può capitare di avere effetti collaterali anche gravi. I soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, possono - come previsto dalla Legge 210/92 e dalla Legge 29 ottobre 2005 n. 229 - fare richiesta di riconoscimento economico. L'esistenza della Legge 210/92 è legata alla obbligatorietà delle vaccinazioni e non alla loro "pericolosità".


29. La scelta di curare nostro figlio con l’omeopatia è incompatibile con la scelta di vaccinarlo?

  • Le medicine alternative, inclusa l’omeopatia, non sono incompatibili con la medicina cosiddetta “convenzionale”. L’Associazione Britannica di Omeopatia (British Homeopathic Association) e la Facoltà di Omeopatia (Faculty of Homoeopathy) di Londra, due autorevoli istituzioni inglesi che si occupano di formazione e attività scientifiche in campo omeopatico, hanno dichiarato la loro posizione ufficiale nei confronti delle vaccinazioni: “Ove non vi siano controindicazioni di carattere medico, le vaccinazioni dovrebbero essere effettuate normalmente utilizzando vaccini testati e approvati in modo convenzionale”. Un omeopata dichiara che “Un vaccino è un preparato che contiene materiale proveniente da microrganismi o parti di questi e che viene somministrato allo scopo di far produrre all’organismo anticorpi specifici verso questo organismo. In questi termini non esiste assolutamente un vaccino omeopatico. Esistono rimedi omeopatici, a volte chiamati molto impropriamente vaccini, derivanti o meno da materiale biologico, che possono aumentare le difese dell’organismo, a volte forse anche in modo specifico verso alcuni virus o batteri, ma non hanno assolutamente la capacità di far produrre in quantità anticorpi specifici verso quel determinato virus o batterio. Non esistono, comunque, vaccini o metodi alternativi paragonabili alle vaccinazioni tradizionali rispetto all’efficacia statistica nell’evitare l’insorgenza di quelle specifiche malattie. L’interrogativo, dunque, non sarà mai “che cosa è più efficace”.


30. È vero che l’immunità da vaccino è molto meno efficace di quella naturale?

  • La vaccinazione non è mai un atto individuale. Non si vaccina il singolo bambino, si vaccina una popolazione. Esistono quindi due aspetti: la protezione del singolo e la protezione della collettività tramite l’immunità di gruppo. Per quanto riguarda la protezione del singolo, è vero che alcune vaccinazioni producono una risposta immunitaria inferiore rispetto a quella indotta dalla malattia. Tuttavia questo inconveniente è compensato dal fatto che i programmi di vaccinazione estendono questa immunità a tutti. Ecco perché, nei Paesi in cui le strategie vaccinali sono state applicate con rigore e coerenza, le malattie prevenibili con la vaccinazione sono scomparse.

31. I vaccini aumentano il rischio di sviluppare allergie e asma?

  • Il timore che le vaccinazioni possano favorire lo sviluppo di allergie nel bambino è uno dei motivi che spingono alcuni genitori a rifiutare l’offerta di salute dei nostri servizi. Negli ultimi decenni un sensibile aumento delle allergie in età pediatrica, contestualmente ad un aumento del numero di vaccini somministrati, ha dato lo spunto ad alcuni oppositori alle vaccinazioni per ipotizzare una relazione causale. Negli anni scorsi sono stati condotti diversi studi i cui risultati ci permettono di affermare che i vaccini non aumentano il rischio di sviluppare allergie e asma. Pertanto, non vi è nessuna ragione scientifica per ritardare o rifiutare le vaccinazioni per i bambini a elevato rischio di allergia. Per spiegare l’alta prevalenza delle allergie nei Paesi occidentali è necessario approfondire ipotesi di altri fattori di rischio differenti dalle vaccinazioni.


32. I vaccini possono causare malattie autoimmunitarie?

  • Numerosi risultati della ricerca scientifica hanno escluso ogni nesso causale fra vaccini e sviluppo di malattie autoimmuni. Le malattie autoimmuni si sviluppano a prescindere dalle vaccinazioni. I vaccini, invece, sono molto utili nel proteggere pazienti con malattie reumatiche autoimmuni in terapia con farmaci immunosoppressori, che rendono l’organismo molto suscettibile ad infezioni ancora oggi causa più frequente di mortalità. Anche nei pazienti con malattie autoimmuni endocrine o metaboliche (es. diabete mellito tipo I, morbo di Addison, malattie infiammatorie croniche intestinali) i vaccini prevengono alcune infezioni che possono produrre alterazioni del controllo metabolico e/o endocrino e determinare maggior resistenza alla terapia antibiotica.


33. I vaccini possono causare il diabete?

  • Il diabete tipo 1 o insulinodipendente o giovanile si manifesta per la metà dei casi entro i 20 anni di vita ed è più frequente in alcune popolazioni rispetto ad altre. È una malattia autoimmune e riconosce una predisposizione genetica. È una patologia molto studiata per il possibile rapporto causale con fattori esterni ed, in particolare, con infezioni e vaccini. Questo perché alcune coincidenze avevano fatto ipotizzare un’associazione tra questo tipodi diabete e le vaccinazioni, in particolare quella antiepatite B e antiemofilo. A seguito di questa ipotesi, sono stati condotti studi scientifici in Europa e negli Stati Uniti che hanno preso in considerazione i vaccini anti pertosse, tubercolosi, vaiolo, tetano, polio, parotite, rosolia, rotavirus, epatite B, emofilo: in questi studi non è stato documentato alcun incremento del rischio di sviluppare diabete di tipo 1 nelle popolazioni vaccinate.


34. Abbiamo sentito parlare di autismo insorto dopo la vaccinazione contro il morbillo, parotite e rosolia, che cosa c’è di vero?

  • L’autismo è una complessa patologia del sistema nervoso centrale, in cui sono interessate la comunicazione, la socializzazione e il comportamento. La causa dell’autismo non è ancora completamente conosciuta e verosimilmente può trattarsi di una malattia che inizia ancor prima della nascita, probabilmente già nel primo trimestre di gravidanza, periodo vulnerabile durante il quale alcuni fattori ambientali possono aumentarne il rischio. Studi effettuati su filmati in bambini che avevano sviluppato un autismo hanno potuto mettere in evidenza che i sintomi di questa malattia erano presenti già nei primi mesi di vita, prima della somministrazione del vaccino contro morbillo, parotite e rosolia. Questa possibile associazione era stata ipotizzata da uno studio pubblicato nel 1998 su un’importante rivista scientifica (Lancet). Wakefield, con altri autori, aveva associato al vaccino Morbillo-Parotite-Rosolia una malattia infiammatoria intestinale con conseguente permeabilità dell’intestino e assorbimento di sostanze in grado di danneggiare il cervello e determinare quindi l’autismo. Lo studio fu subito criticato per la metodologia scientifica utilizzata che permetteva un’alterazione dei risultati. Alcuni anni dopo gli altri autori della ricerca ne ritrattarono le conclusioni e fu dimostrato che Wakefield aveva costruito una vera e propria frode scientifica per i interessi economici che avevano spinto ad alterare numerosi fatti, tanto che Wakefield venne radiato dall’albo dei medici e non poté più esercitare la professione in Gran Bretagna. Una vasta revisione del 2004 e un aggiornamento del 2011 dell’Institute of Medicine (IOM), un organismo qualificato indipendente negli Stati Uniti, ha concluso che non vi è alcun associazione tra il vaccino MPR e lo sviluppo dell’autismo (www.iom.edu/vaccineadverseeffects). Così pure, un documento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS settembre 2013) ribadisce che non vi è alcuna evidenza o prova scientifica sulla relazione tra il vaccino morbillo-parotite-rosolia e autismo (www.who.int/features/qa/85/en). PS: nonostante tutto ciò, ancora oggi in aule di tribunali italiani sono accolti ricorsi di famiglie che attribuiscono l’autismo dei loro figli alla vaccinazione MPR e gli antivaccinatori cavalcano questa bufala come chiaro esempio di danno da vaccino. Tutti i bambini vengono vaccinati con MPR nel secondo anno di vita e l’autismo inizia a manifestarsi verso quell’età: ma questo fatto non è sufficiente a determinare un nesso di causalità fra i 2 eventi, come tutti gli studi recenti hanno dimostrato.


35. I vaccini possono causare la Sindrome da morte in culla del lattante (Sids)?

  • Ampi studi epidemiologici hanno dimostrato che l’incidenza della SIDS non è più elevata nei bambini vaccinati, rispetto ai non vaccinati. Studi recenti hanno addirittura dimostrato che la vaccinazione diminuisce il rischio di SIDS. Inoltre, in più parti del mondo si è verificata una diminuzione della SIDS, senza che vi fosse una parallela diminuzione dei bambini vaccinati. La riduzione di SIDS è da ricondurre all’adozione di efficaci programmi di educazione alla salute che promuovono la posizione a pancia in su del lattante, l’allattamento al seno, l’astensione da fumo e alcol in gravidanza e in allattamento (da faq www.genitoripiu.it).


36. I vaccini possono causare l’epilessia?

  • Le convulsioni sono descritte tra gli eventi rari o molto rari dopo una vaccinazione. Non risulta un maggior rischio di futuri problemi di tipo neuropsichico tra i bambini che manifestano convulsioni febbrili dopo una vaccinazione. Va sottolineato che le convulsioni sono una manifestazione comune a diverse condizioni cliniche (alcuni bambini sono soggetti a convulsioni in caso di febbre da qualsiasi causa), mentre l’epilessia è una ben precisa entità che può manifestarsi anche (ma non solo) con crisi convulsive. Nella letteratura scientifica non è stato messo in evidenza un rapporto tra somministrazione dei comuni vaccini pediatrici e quadri clinici di epilessia. Sebbene alcune forme di epilessia possano iniziare in concomitanza con le vaccinazioni, queste non sono annoverate tra le possibili cause di epilessia. Bisogna infine ricordare che normalmente nei bambini l’epilessia si manifesta nel primo anno di vita, stessa età in cui oltre il 95% dei bambini effettua il ciclo di base delle vaccinazioni previste dai vigenti calendari vaccinali: la coincidenza tra il primo episodio di convulsione e la vaccinazione potrebbe essere quindi erroneamente interpretata come un rapporto causa-effetto.


37. Perché esistono medici, inclusi alcuni pediatri, o in generale soggetti con una formazione di tipo scientifico, che si professano contrari o scettici verso le vaccinazioni?

  • Sono molto pochi i soggetti che lavorano in ambito scientifico o sanitario e che manifestano un atteggiamento contrario alle vaccinazioni. In una parte dei casi si tratta di persone senza una formazione specifica nel campo della vaccinologia e dell’epidemiologia delle malattie infettive: tra i personaggi più noti in ambito internazionale troviamo un genetista, una micropaleontologa, un chiropratico, un radiologo, uno psicologo, una nefrologa, etc. In altri casi si tratta effettivamente di pediatri, i quali hanno un approccio alle malattie infettive decisamente non convenzionale: le loro opinioni, rispettabili come lo è qualunque opinione, non trovano una collocazione in ambito scientifico, dove invece contano i fatti e dove conta ciò che è dimostrato con i dati ricavati dagli studi. Purtroppo esistono anche dei personaggi come il già citato Andrew Wakefield, noto per aver costruito un collegamento tra vaccini e autismo in modo fraudolento, per puro tornaconto personale. Una cosa è certa: per ogni affermazione, anche bizzarra, è sempre possibile trovare almeno uno scienziato (a volte anche un premio Nobel) o un medico che la sostenga in un libro, sul web, sui giornali o in televisione. L’opinione del singolo però non costituisce una prova scientifica. Neppure un singolo studio costituisce una prova scientifica. È l’insieme di tutti gli studi condotti su un dato argomento che fa l’evidenza scientifica. Peraltro la vaccinazione di massa, diminuendo la frequenza della complicazioni, diminuisce anche il numero dei farmaci che servono per curarle: è infatti dimostrato che vaccinare è un investimento per la nostra società, perché produce una diminuzione dei ricoveri ospedalieri e del consumo di farmaci.


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